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VERNAZZA


I segni del passato sono tuttora vivi: alcuni fortilizi, ruderi di castelli, muri di cinta. Il paese si adagia sulle sponde di un torrente, il Vernazzola, che scende pigro e talvolta impetuoso dall'ombrosa vallata di pini, lecci e ca-stagni, per inserirsi a zig-zag ai piedi delle terrazze coltivate a vite e finire poi in mare, passando sotto una coltre di cemento e lastroni che è la strada principale. Può essere diviso in tre settori: Iato castello a mare; Iato castel­lo a monte; « isolotto ». Quest'ultimo è un corpo unico, formato da un insieme di abitazioni più recenti di quelle delle altre zone: sulla piazza una casa signorile. Le case invece delle zone più antiche sono state « appiccicate » dagli abitanti una all'altra e costituiscono quasi un unico raggruppamento; solo ogni tanto qualche « carrugio » sembra sorto per dar loro un po' di respiro. I
«carrugi» e le ripide scalinate di arenaria formano un simpatico e difficile labirinto. Ogni stradina, ogni scaletta o contrada hanno sempre, oltre al nome ufficiale, un ridicolo ma significativo nome locale, quasi sempre il solo conosciuto dagli abitanti. In queste zone quasi nulla è stato cambiato. Que­ste case, divise solo tra loro dal diverso colore, con le persiane in legno tipo genovese, aggrappate sulla roccia e tra di loro, sembrano allungare il collo finestra su finestra, come gli spettatori « popolari » che nulla vogliono perdere della rappresentazione. La strada divide in due il paese e sbocca nella piazza principale. Questa piazza è un po' il centro, il « salotto » di Vernazza

Protesa verso il mare, tanto da essere chiamata « la piccola Venezia delle Cinque Terre », negli ultimi decenni ha avuto uno sviluppo edilizio lungo il torrente verso l'in­terno, oltre la ferrovia. Lo scrittore poeta Ettore Cozzani la descrisse nel suo « Regno perduto ».


La Chiesa Parrocchiale, dedicata a S. Margherita , (festa il 20 luglio), ha le sue fondamenta letteralmente bagnate dal mare. La facciata originaria era dal Iato opposto all'ingresso attuale(un tempo tutte le chiese erano rivolte ad Oriente): vi si accedeva da una stradina che, partendo a lato dell'attuale portone di ingresso, portava, attaccata al muro della chiesa lato mare, a una piazzetta retrostante. La chiesa fu poi allungata di circa 12 metri; ha subito notevoli trasformazioni e furono aggiunte quattro colonne. Dal 1964 al 1970 i lavori di restauro dell'interno riportarono la chiesa alla purezza e severità delle linee primitive, mettendo in risalto, anche con l'abbassamento del pavimen­to, le due parti costruite in epoche diverse. L'altare barocco, del 1750, è stato rimosso e collocato di lato nella parte posteriore. Sono state aperte grandi finestre  protette da robusti vetri per evitare eventuali infiltrazioni di acqua durante le mareggiate.

Il Castello sul mare, sorge in posizione strategica sull'enorme pennello di roccia che si protende sul marea naturale protezione della piccola insenature nel 1182 fu assediato ed espugnato dalla Repubblica di
Genova;Nel 1896 la torre fu tagliata diametralmente da un fulmine, che uccise una persona e ne scaraventò un'altra nel campo sottostante (un quadro votivo al Santuario di Reggio ricorda l'episodio). In parte demolita dai tedeschi, fu ricostruita del tutto dopo la guerra.Altra costruzione difensiva si trovava dall'altra parte a nord del paese: vi rimane solo una grossa fetta tagliata in senso verticale e qualche tratto di mura. Buona parte delle mura venne demolita quando, nel secolo XVI, fu costruito il convento dei Frati francescani conscale annessa chiesa e campanile. Lungo i muri di cinta esistevano cinque porte. Quella rimasta, nelle vicinanze della torre, a nord, viene chiamata «bucca di frati» cioè porta vicina al convento. Il convento fu poi abbandonato. Restaurato in seguito, fu adibito a sede del Comune e delle scuoleDue altre torri di difesa furono costruite contro eventuali attacchi terrestri



Proverbi Locali
"Chi mensùna prestu truna"
trad.
chi menziona presto tuona
(quando si parla di una  persona questa dopo  poco passa davanti a chi l'ha nominata).


Il Santuario di Reggio


Pare che a Reggio fosse il nucleo originario e la chiesa matrice della "plebanìa" di Pignone e di Vernazza.Il Santuario sorge sul pendio della vallata interna, a 310 metri di altitudine. Il vasto e ombroso piazzale, ricco di alberi  fa da cornice alla chiesa ove si venera una Madonna nera col Bambino,  la cui festa è nella prima domenica di agosto. Sotto la chiesa vi è una cripta sulla quale, verso il 1000, venne eretta la chie­sa nello stile basilicale e trasformata poi, nel secolo XIV, a croce latina. E' probabile che la cripta servisse da rifu­gio e da luogo di preghiera per sfuggire alle scorribande dei barbari, che venivano dal settentrione. Alcune tombe antiche, di cui rimangono notevoli vestigia, sono state scoperte in questo secolo. l'immagine della Madonna fu incoronata dall'arcivescovo di Genova il 7 agosto 1853. Nella chiesa vi sono alcuni interessanti quadri ex voto.

 
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